Località

In stupenda posizione tra due valli, questo paese albanese, erto e tortuoso, deve il nome ad un’antica abbazia. Vivace ed ospitale, è anche noto per i festeggiamenti del Carnevale. Da visitare la chiesa di San Giovanni Battista. La chiesa di San Giovanni Battista È interamente rivestita di mosaici, opera del maestro artigiano locale di indiscussa bravura Biagio Capparelli, che, con un bel sincretismo, mescolano i canoni bizantini più ieratici con vivaci puntate nell’attualità spirituale o con motivi decorativi del tutto moderni. Da visitare la preziosa piccola cappella, con un meraviglioso soffitto ligneo dipinto e un folto gruppo di reliquari lignei antropomorfi, messi in salvo da un vicino monastero diruto.     Con la sua lontananza dal mondo, il suo paesaggio pastorale e la natura intorno così ispiratrice, è un luogo per filosofi… un luogo da riempire con quel senso di profondo appagamento tipico del saggio che ha superato ogni ambizione mondana.  G. Piovene Viaggio in Italia, 1957, p. 667-668

Soprannominata la “Spoleto della Calabria”, questa bellissima e intatta cittadina offre innanzitutto il piacere di passeggiare nelle sue strade godendo di squarci panoramici ed infiniti dettagli architettonici. Da visitare il Castello, con testimonianze medioevali, il Museo di Arte Sacra, che ha sede nel Convento dei Domenicani, dove studiò il geniale Tommaso Campanella (1568-1639), e la chiesa di Santa Maria della Consolazione. Di epoca angioina ed ispirato al gotico francese, questo magnifico edificio conserva all’interno – in parte barocco – opere di Simone Martini, Bartolomeo Daddi e tavole quattrocentesche. Belli il sepolcro trecentesco del feudatario Filippo Sangineto, i monumenti funebri dei Sanseverino e una lastra tombale dei Ruffo: un piccolo pantheon delle più potenti famiglie feudali di Calabria! 

Museo Civico di Santa Maria della Consolazione
Il museo è ospitato nei bellissimi locali della Chiesa di Santa Maria della Consolazione e dell’ex Convento di San Domenico. È stato inaugurato nel 1980. Due le sezioni museali. Quella “medievale”, che è stata riordinata nel 1980, in concomitanza con i lavori di restauro statico dell’edificio, ove sono conservate alcune pregevolissime testimonianze dell’arte medievale. Di particolare interesse e valore la tavola di Simone Martini – San Ladislao, una delle opere più significative dell’artista senese – e quelle di Bernardo Daddi (Sant’Agostino e San Giacomo e Santa Maria Maddalena e San Giovanni Battista). Nella seconda sezione, quella “domenicana”, è raccolto un ricchissimo patrimonio, artistico e artigianale, proveniente dal Convento e dalla Chiesa: sculture, arredi, paramenti sacri, argenterie.

old calabria consiglia:

Hotel Barbieri, via San Nicola 30.
È l’albergo storico del paese, collocato in bella posizione su un ampio anfiteatro naturale tra il Pollino e la Sila. Aperto tutto l’anno, dispone di trenta camere funzionali con aperture su panorami magnifici. 
Il Castello di Altomonte, piazza Castello 6
Piccolo albergo di charme alloggiato nell’antico castello normanno, proprio al centro del vecchio borgo medievale. Gli ambienti, sapientemente restaurati, rendono l’atmosfera accogliente e familiare. Bellissimi gli affreschi, databili alla fine del XVI secolo, e gli arredi. Aperto tutto l’anno, dispone di undici camere, arredate con gusto e sobrietà.

Al Ristoro del Principe, Piazza Santa Maria della Consolazione
L’offerta è di buona  qualità, come pure l’accoglienza.
Bottega di Casa Barbieri, Via L. Sparano 3
Ricchissimo il repertorio dei prodotti alimentari dell’antica tradizione calabrese da assaggiare e acquistare: olio, vino, liquori, infusi, marmellate, miele, conserve, formaggi, insaccati, funghi, ecc.

 

 

.. Infine, Altomonte appare.
è un vero nido d’uccelli di rapina, che sorge, altissimo, sopra precipiti scoscendimenti.
In vetta, lo incorona un palazzo – torre non privo di somiglianza col Palazzo Tolomei di Siena; la chiesa, invece, pur nella sua modestia, ricorda Santa Chiara di Napoli …


Berenson
Capire la Calabria, … p. 255

Da visitare, a pochi chilometri dal paese, nel Comune di Luzzi, la preziosa Abbazia della Sambucina, nome dovuto, con ogni probabilità alla rigogliosa fioritura di oleandri nella zona. Celebre monastero dell’XI secolo, benedettino prima e cistercense poi, ed imponente centro di potere culturale e religioso in Calabria, ospità Gioacchino da Fiore e Carlo V. I numerosi rifacimenti che, nel corso dei secoli, si sono resi necessari a seguito di ripetute frane e terremoti, ne hanno mutato la fisionomia. In ogni caso, i maestosi e solitari resti mostrano ancora l’antica grandiosità del sito.

Abbazia della Sambucina
Fondata dai Benedettini intorno al 1140 e passata dopo circa dieci anni a Cistercensi, è stata fino alla metà del XVI secolo un importante centro religioso, artistico e culturale. A partire dalla fine del XVI secolo, complici frane e terremoti, ha inizio la decadenza, che si egrave; protratta senza soluzione di continuità fino al 1780, anno in cui, con lo scioglimento dell’ordine, l’abbazia viene definitivamente chiusa. Della struttura originaria, immersa tra gli oleandri, rimane ben poco: è tuttora visibile la parte centrale del portale, con un’scrizione recante la data dell’ultimo rifacimento (1625-26). Eppure, la poesia delle rovine si fa sentire con forza.

old calabria consiglia:

Antica Liuteria De Bonis, Via Giudeca 39
L’ultimo discendente di una famiglia storica di liutai,
che costruisce antichi strumenti musicali calabresi.

 

 

Norman ci indicò gli oleandri …
Le foglie erano ancora raggrinzite e i fiori sarebbero sbocciati fra qualche mese.
Disse che gli piaceva vedere questi oleandri che si rifiutano di crescere più a nord.
L’oleandro è la vera pianta calabrese …

P. Orioli
In viaggio, 1996, pp.32-33

Si può visitare un imponente castello medioevale, rifatto secondo il gusto del XIX secolo e ininterrottamente abitato fino ad oggi; poi, la bella Chiesa della Riforma, un vero museo di quei prodigiosi altari, intagliati e dorati, così tipici dell’arredo sacro calabrese. 

Il Castello
Visitabile su richiesta, si eleva su uno sperone di roccia, con effetti rocaille e muraglioni altissimi e strapiombanti. Il bel giardino chiuso è oggi una piccola villa comunale, ma il coup de théâtre che il castello riserva al visitatore è l’immenso panorama mozzafiato che si contempla dall’alto della torretta portabandiera. 

la Chiesa della Riforma
Bellissimo il portale, databile alla prima metà del XVI secolo. Nella chiesa sono raccolti numerosi magnifici esemplari di altari, cori, cantorie, pulpiti e troni di legno intarsiato e dorato così caratteristici della Calabria montana. Lavori certamente modesti, ma di un’eleganza straordinaria, con gli ori patinati dal tempo e i colori addolciti e sbiaditi dall’uso.

 

 

Si cominciò subito a salire … attraverso la nebbia che fluttuava il mio sguardo si stendeva per miglia … fino alla linea del cielo e del mare…

G. Gissing
Sulle rive dello Jonio, 1993, p.104

Il paese, di fattura moderna, nato per la villeggiatura e per gli sport invernali, si segnala per la bella posizione nel cuore della Sila Grande, per le magnifiche escursioni nei boschi circostanti, ove domina incontrastato il pino loricato, o ai bei laghi vicini, e per la sede del Centro Visitatori del Parco Letterario Old Calabria, situato all’interno di un  edificio monumentale vincolato come bene storico artistico di grande pregio, la Torre di Camigliati, immersa in un contesto paesaggistico di rara bellezza. Camigliatello Silano dispone anche  di una cabinovia. 

la Torre Camigliati
La Torre di Camigliati è un classico esempio delle residenze baronali calabresi, e silane in particolare. La sua costruzione risale alla seconda metà del 1600. È una maestosa costruzione di tre piani, costituita da imponenti strutture murarie. L’impianto è a base rettangolare, con quattro torri agli angoli. Il complesso è inserito in un parco naturale di 60 ettari vincolati dal Ministero dell’Ambiente per l’alto valore paesaggistico. La vegetazione è ricchissima – platani, pioppi, ontani, pini e abeti, moltissimi dei quali secolari. L’elemento dominante è però l’acqua, che scorre copiosa in tutto il comprensorio.
Abitata ininterrottamente dai proprietari fino all’ultimo ventennio del XIX secolo quando vicende politiche nazionali ed internazionali decisero la crisi del latifondo e, con esso, la decadenza di molte residenze nobiliari. Nel 1920 la “Torre” viene data in affitto alla Società cosentina Itas, che la trasforma  nell’albergo più importante imponente ed elegante della Sila. L’Itas Camigliati – questo il nome dell’albergo – è stato per decenni meta di un turismo nazionale ed internazionale d’elite. Nel 1943 il palazzo viene restituito ai proprietari. Inizia un lunghissimo periodo di abbandono e decadenza che si è protratto fino a tutti gli anni Ottanta quando viene avviato un lungo e laborioso intervento di restauro strutturale e conservativo, che ci permette oggi di ammirare l’edificio nella autenticità dei suoi elementi costitutivi. Nel 1988, la “Torre di Camigliati” è stato dichiarato monumento di interesse storico-artistico e vincolato ai sensi della L. 1089/39 (oggi 490/99). Nel 1998 è stata affidata, in comodato, dalla Società proprietaria alla Fondazione Napoli Novantanove per la realizzazione di iniziative ed attività culturali.

old calabria consiglia:

Hotel Ristorante Aquila Edelweiss, Viale Stazione 15
0984/578044

Le Vie del Gusto di Valeria Aquila, via Roma 43,  348/ 8768640

Sila Funghi Campanaro via Roma 32 , 328/3682402

Mercato Silano Falcone Via Corrado Alvaro 16 0984/578606

La Sosta e la Tavernetta di Pietro Lecce, Contrada Campo San Lorenzo tel. 0984/579026
Le Tre Lanterne Ristorante, di Francesco Montalto, Via Roma, 142 – tel. 098/578203
La Locomotiva di Angela Caligiuri
Contrada San Nicola Silvana Mansio, tel. 0984/579803

Agriturismo Il Villaggetto Contrada Colle Lungo 3381686214

Agriturismo Fiorella Contrada Labonia – Strada provinciale 247 – 3287639058

E’ qui il cuore della Selva Bruzia, il massiccio silano, non più isolato, non più misterioso e irraggiungibile.
E soprattutto non più temuto.
Questa, infatti, è terra che si ama, visceralmente, subito.

P. Sergi
Mie Calabrie, 1993, p. 11

È il sito più celebre nei dintorni di Crotone, da cui dista appena 10 chilometri. Qui, sulla punta più orientale della Calabria, circondato da un bosco sacro, sorgeva uno dei principali santuari della Magna Grecia: il tempio di Hera Lacinia, espressione del genio infallibile della civiltà magnogreca per la geografia simbolica. Imponente, venerato e ricchissimo, il tempio custodiva tesori immensi. Depredato più volte già nell’antichità, il tempio è stato ampiamente saccheggiato al principio del XVI secolo per la costruzione del porto di Crotone e di numerosi edifici della città. Delle quarantotto colonne di un tempo ne resta oggi solo una, che si staglia solitaria sullo sfondo del mare, struggente nella sua solitudine.

 

 

Intorno all’unica colonna, affiora a tratti dalla terra la planimetria del tempio; e crescono quei fiori selvaggi, dal forte profumo, che sembrano prediligere gli spazi intorno alle rovine.
I piccoli fiori bianchi, somiglianti a narcisi, con un profumo acuto tra il gelsomino e il giacinto, che appassiscono appena colti, sui prati intorno alla colonna, mi ricordarono i gigli intorno a Segesta.

G. Piovene
Viaggio in Italia, 1957, p. 679

L’antica Cossa, edificata nel IX secolo su un anfiteatro naturale al limite della fascia che separa la piana di Sibari dal Pollino, e distrutta dai Crotoniati insieme alla vicina Sibarys. Nella parte bassa dell’abitato da visitare la Cattedrale, di origine bizantina ma ricostruita nei secoli XV e XVI e completamente rifatta sul finire del XVII secolo. All’interno sono ancora ben visibili tracce degli affreschi quattrocenteschi che ornavano le pareti.

 

Paesino salubre e montuoso, costruito su un crinale di bosco, da cui si gode un bellissimo panorama sul fertile Marchesato di Crotone. Secondo le fonti, la fondazione di Castelsilano risale alla seconda metà del XVII secolo, quando il principe di Cerenzia decise la costruzione di una struttura fortificata dove alloggiare durante i mesi estivi e le lunghe battute di caccia. Da qui il nomeCasino, che ha conservato fino al 1950. Interessante l’originale decorazione di murales èopera di Franco Candido – raffiguranti antichi mestieri, dipinti sulle facciate di alcune case. L’opera ha il senso di una via crucis che rammemora un’antica identità scomparsa, ma anche quello di un giusto orgoglio artigiano e di una piccola enciclopedia visiva della vita di una comunità.

 

 

La passeggiata mattutina è stata deliziosa; ad ogni passo, il panorama si faceva più grandioso, con vaste montagnose estensioni a distanza, e dense valli piene di querce. Tutte le mie speranze sullo scenario calabrese erano soddisfatte.

E. Lear
Diario di un viaggio a piedi, 1973 p. 42

Dell’animata cittadina vanno segnalati il piccolo Museo Civico (da vedere, una splendida fibula barbarica), l’antichissima basilica di Santa Maria del Castello, oggi d’aspetto settecentesco, e il magnifico Protoconvento francescano, restaurato di recente. Ma Castrovillari va segnalata anche per una felice pausa nella locanda di aléa il più celebre ristorante calabrese, per i suoi squisiti menus che ricercano l’antica cucina regionale per aprirla al gusto della nouvelle cuisine. Nei dintorni, numerosi i paesi d’origine albanese (Civita, Frascineto, San Basile, Lungro, Acquaformosa, Firmo), fondati nel XV secolo dai profughi che fuggivano la conquista turca della loro terra dopo la morte del re-eroe Giorgio Castriota Scanderberg. 

Museo Civico Archeologico
Il museo raccoglie circa 2000 pezzi, databili dal Paleolitico all’età medievale: si segnalano, in particolare, una bellissima fibula barbarica, statuette votive del V secolo a.C. e vasellame dell’VIII-VII secolo a.C. 

Santuario di Santa Maria del Castello
Il Santuario sorge sulla sommità di un colle. È una struttura imponente, edificata nell’XI secolo ed ampiamente rimaneggiata in quelli successivi. La facciata, con un portico del XV secolo, ha due finestre ad arco e due portali. Quello destro è sormontato da un pregevole bassorilievo marmoreo di scuola pisana. All’interno un bellissimo affresco bizantino, raffigurante Madonna con Bambino, alla quale la devozione popolare attribuisce numerosi miracoli.

Castello Aragonese 
Attraversando Castrovillari, Norman Douglas, cosi scriveva: “Questo castello è ora utilizzato come prigione. Sentinelle mi hanno avvertito ad un certo punto di non avvicinarmi troppo a ridosso delle mura, perché ciò era proibito. Non avevo alcun desiderio particolare di disobbedire a questo ordine. A giudicare dal numero di ratti che pullulano sul luogo, non è esattamente una prigione modello.” (Old Calabria, 1915). Nel XV secolo gli Aragonesi, conquistato il regno di Napoli, fecero costruire dei veri e propri sistemi di difesa, tra fortezze e castelli. A Castrovillari il Castello Aragonese, iniziato attorno al 1461, venne completato attorno al 1490. Sul portale d’ingresso dell’imponente struttura cinquecentesca, ritroviamo, come per gli altri castelli della Calabria (Belvedere, Corigliano e Pizzo Calabro), lo stemma delle armi reali aragonesi affiancato da due putti recante una scritta dedicatoria in latino, secondo la quale Ferdinando I d’Aragona fece costruire il castello castrovillarese per tenere a freno i cittadini ribelli. L’antico maniero di Castrovillari, è un possente corpo rettangolare con quattro torri cilindriche, ad eccezione di quella posta a nord-ovest, che ha una pianta poligonale con i lati irregolari, un tempo circondato da un profondo fossato, dotato di un ponte levatoio e caratterizzato da feritoie e caditoie. I sotterranei del Castello sono costituiti da una serie di corridoi bui, di passaggi segreti e di umide e tetre stanze dalle volte a botte, mentre il suo mastio, decorato da archetti pensili, è tristemente noto come la “Torre Infame” a causa delle punizioni terribili inflitte ai prigionieri in essa rinchiusi, mentre. Dal 1490 fino al 1995 il castello aragonese di Castrovillari è sempre stato prigione prima e carcere dopo e ora, dopo dieci anni di restauro, è reso fruibile alla collettività. L’Associazione Culturale Sifeum ne cura l’apertura al pubblico, le visite guidate e le iniziative culturali. 
ASSOCIAZIONE CULTURALE SIFEUM – SERVIZI TURISTICI, DIDATTICI E MUSEALI Castrovillari (CS)
sifeum.castrovillari@virgilio.it
www.sifeumcalabria.it
recapiti 3470737204-3338536049

old calabria consiglia:

La Locanda di Alia, Via Jetticelle 55
335/451734
La Torre Infame

Largo Castello 16
0981/27208

 

 

La cittadina antica …
è come accantonata da quella nuova.
Già in questa prima parte della Calabria emergono le splendide incongruenze della sua natura.
Nella valle che sale a Castrovillari dalla costa tirrenica si ha un paesaggio rupestre, con boschi di faggi e castagni, meridionale solamente per la solitudine, ma se si scende verso la costa ionica, ecco panorami di canyons stretti che spaccano la roccia

G. Piovene
Viaggio in Italia, 1957, p. 661

Ospitale paesino, già feudo della famiglia Pignatelli. Da visitare lo stupefacente Santuario di Santa Maria dell’Armi. La costruzione, risalente al XV secolo ed assai rimaneggiata nel XVIII secolo, sembra uscire fuori dalla parete di un immenso pinnacolo roccioso; la piccola chiesa ha l’atmosfera e la profusione decorativa degna di una chiesa ortodossa d’Oriente. 

il Santuario di Santa Maria dell’Armi
Il Santuario dista dal paese circa dodici chilometri e si raggiunge percorrendo una strada impervia e tortuosa. La bellezza del sito ripaga però ampiamente la fatica. Il complesso è dedicato alla patrona del paese. La sua costruzione viene fatta risalire al 1450 e viene collegata, dalla tradizione popolare, ad un episodio miracoloso. Il santuario sorge infatti attorno ad una grotta sulle cui pareti, così si racconta, un muratore, intento a spaccare una pietra, vide apparire due immagini sacre: la Madonna col Bambino e San Giovanni Battista. La cappella, originariamente di dimensioni assai ridotte, è stata ampiamente rimaneggiata nei secoli successivi, utilizzando tutte le concavità che la rupe offriva, tant’è che il Santuario appare a chi vi arriva come un immenso bassorilievo sbalzato nella roccia. All’interno un bellissimo altare maggiore in marmi policromi di scuola napoletana.
Ogni cosa in questa chiesa preziosa e romita – dall’ingenuo affresco del Giudizio Universale, agli argenti dell’altare, ai resti sbiaditi e teneri di affreschi mariani, ai ricami in ferro di ringhiere e cancelli, ai torniti confessionali settecenteschi – ci racconta la civiltà della vecchia Calabria

old calabria consiglia:

Locanda Il Campanile, Via A. Caputi
Locale semplice e molto curato. Piatti tipici con antichi sapori.

 

 

Il paesaggio calabrese
…è un paesaggio di forme distese e quasi spianate, un paesaggio essenzialmente di lunghezza, in cui la luce gioca fra massa e massa di rilievo, tra solco e solco di fiume e di fiumare, formando successioni di quinte in ombra e in sole, sino alle pareti dei grandi rilievi terminali, mentre il mare continua, con la linea del suo orizzonte, quella delle alture e la congiunge ai profili e ai piani di altre alture, facendo da sfondo a grandi quadri dai cieli altissimi e luminosissimi.

G. Isnardi
Del paesaggio calabrese, 1953

Grazioso ed intatto il piccolo centro storico, poco distante dal mare e da Punta Alice è il Krìmisa promontorium degli antichi – , ove sono i resti del Tempio di Apollo Aleo (V secolo a.C.), che custodiva le mitiche frecce e la faretra di Ercole. Interessante l’impianto urbanistico, intricato e fitto, con viuzze strette e tortuose e con resti della cinta muraria medievale. Torre Melissa ospita la sede del GAL Consorzio Sviluppo Alto Crotonese, istituito nel 1994 ed impegnato in attività di valorizzazione, economica e culturale, dell’area del Marchesato di Crotone.

old calabria consiglia

Visita in cantina e vigna presso Librandi Antonio & Nicodemo S.p.A., S.S. 106 – C.da S. Gennaro – 88811
Cirò Marina (KR)

librandi@librandi.it

Tel.: +39 0962 31 518

 

 

… gli uliveti calabresi: niente al mondo ha uno stile più puro, più classico, più monumentale di un uliveto, non più formato di alberi martirizzati, stentati, tormentati, scheletrici, come quelli che siamo abituati a vedere, ma prosperosi, slanciati, felici, coi tronchi enormi e lisci, come sarebbero quelli di faggi millenari, e col fogliame tenero e sano come quello di salici lungo un fiume…

M. Maeterlinck
Promenade en Sicile et en Calabre, 1997

Delizioso paesino albanese, famoso per i fantasiosi comignoli e l’atmosfera silente e sorpresa della piazza.
Si può visitare un piccolissimo Museo etnico di cultura materiale albanese, lindo e bene ordinato.
Splendida è la vertiginosa veduta dall’alto delle gole del Raganello. 

le Vallje
La Vallja è una danza tipica del folklore arbèreshe, accompagnata dal canto in coro delle antiche rapsodie albanesi, i vjerh, eseguite ritmicamente. Bellissimi i costumi tradizionali indossati dalle donne, splendidi nella foggia e ricchi di ricami d’oro, e quelli dei plezit, uomini che rappresentano gli antichi guerrieri dell’eroe albanese Giorgio Castriota Skanderberg. La Vallja, che commemora la vittoria di Skanderberg contro i Turchi, si celebra sempre il martedi dopo Pasqua e, eccezionalmente, in occasioni importanti per celebrare avvenimenti e personaggi di rilievo. Detta anche “ballo tondo”, la Vallja è considerata una delle più antiche forme di ballo popolare. 

le Gole del Raganello
Le Gole del Raganello, habitat naturale dei grandi rapaci, sono tra i canyons più lunghi e spettacolari d’Italia Situate nel cuore del Pollino, si sviluppano per circa tredici chilometri, in un ambiente naturale magnifico. L’acqua, con la sua azione corrosiva sulla pietra, ha creato veri e propri capolavori “scultorei” e strepitosi strapiombi. Per accedervi sono necessarie una buona esperienza alpinistica e l’abitudine al torrentismo. Il dislivello, infatti, è di circa 500 metri. Mediamente occorrono tra le nove e le dieci ore di cammino. 

il Museo Etnico di Cultura Albanese
Fondato nel 1989, il piccolo museo è una preziosa testimonianza della civiltà contadina e della cultura degli albanesi d’Italia, un “vademecum”, per certi aspetti unico, sull’Arberia e le sue tradizioni storiche, civili, religiose e folkloriche. Interessanti le sezioni intitolati alle icone e agli oggetti d’uso quotidiano.

old calabria consiglia:

Ristorante Kamastra, Piazza Municipio, Tel. 0981/73.387
Realizzato nei locali di una vecchia filanda, offre prodotti tipici della cucina calabro-albanese. Rigorosissima la ricerca culinaria, attenta anche all’innovazione. Da assaggiare la pasta fatta in casa con “nenez” (erba della famiglia delle ortiche) e i “krustuli”, dolci tipici albanesi. 
Ristorante Pizzeria Agorà, Piazza Municipio, tel. 0984/73.410.
Piccolo locale confortevole ed accogliente, con una buona offerta di piatti tipici della più antica tradizione locale.
B&B il Belvedere, Via Cavallotti 27, tel e fax. 0981/73232 – cell. 349/0596417- 349/1297154
Sorge nella parte più panoramica di Civita, su una terrazza che si affaccia sulle Gole del torrente Raganello, uno degli scorci più spettacolari del Parco Nazionale del Pollino. Ricavato dalla ristrutturazione di un’antica abitazione, conserva intatta tutta la calda atmosfera delle case di un tempo.
info: ilbelvedere@bebparcodelpollino.it
web site: www.bebparcodelpollino.it
Cooperativa S.I.L.V.A., servizi per il turismo, di Giuseppe Lanza, tel. e fax 0981/489.687

 

 

All’arrivo a Civita pensammo che dovesse essere giorno di festa perché tutte le donne indossavano i loro magnifici costumi tinti in casa. 
Si muovevano intorno come fiori tropicali sotto i raggi del sole.
Da là si intravedeva, stupendamente nella valle, il torrente Raganello, che è l’Akalandros menzionato da Strabone. 
Ci portarono a vedere il così detto “Ponte del diavolo”, un posto sensazionale.

G. Orioli
In Viaggio, 1996, p. 35

Cittadina in posizione panoramica e dalla tormentata storia feudale. Ricca di alcune chiese settecentesche e di un bel castello quattrocentesco, già dei principi Ruffo, Corigliano è una testimonianza tipica della civiltà artistica e devozionale calabrese. 

il Castello
È un edificio imponente e severo, circondato da quattro torri cilindriche. Della originaria costruzione, databile all’XI-XII secolo, che fu proprietà dei principi Ruffo prima e dei baroni Compagna poi, rimane oggi solo la base del mastio. La parte inferiore, infatti, fu costruita nel XV secolo come fortilizio per le guarnigioni. Il Castello è stato recentemente sottoposto ad un lungo e laborioso intervento di restauro conservativo e funzionale, che ha permesso il recupero dell’intero edificio. Bellissimi gli interni, molti dei quali abbelliti con raffinati ed inattesi effetti trompe l’oeil.

old calabria consiglia:

Associazione Amici del Castello,servizi per il turismo, Presidente Enzo Viteritti, Via Principe Umberto, 7 
tel 0983/82.264, fax 0983/88.53.07. 
Società Cooperativa Il Serratore, Presidente Enzo Viteritti, Viale Rimembranze, 52 – tel. 0983/82.983 fax 0983/82.145

 

 

Il tipico borgo della fascia orientale, arrampicato su un colle, in salita erta, incoronato dal castello Compagna: con un numero di abitanti che nel Nord ne farebbe una vera città… 

G. Piovene
Viaggio in Italia, 1957, p.661

Antica metropoli dei Bruzi, Cosenza è oggi una vasta e vivace città moderna. La parte antica, aggrappata al colle Pancrazio ed estesa sulla riva del fiume Crati, ricca di fascino, oltrechè di bei palazzi e grandi chiese. Una tradizione leggendaria vuole che nelle acque deviate del fiume Busento sia stato sepolto, insieme con i suoi tesori, Alarico, re dei Visigoti. Illustre fu la sua Accademia, ancora oggi in vita; e celebre fu il suo cittadino filosofo, Bernardino Telesio. Belli da visitare il Duomo, il complesso monastico San Francesco d’Assisi e la quattrocentesca chiesa di San Domenico. Una visita va fatta anche al Museo di Palazzo Arnone, al Castello, sorto nel X secolo, e alla Casa delle Culture, un interessante esperimento sulle culture contemporanee. 

Il Duomo  Edificato nel XII secolo e ampiamente rinnovato in forme gotiche in quello successivo, viene modificato, in pieno Settecento, secondo il gusto dell’epoca. L’edificio è stato ricondotto alla sua originaria fisionomia nella metà del XX secolo, allorchè sono stati rimossi i restauri settecenteschi e portati alla luce gli elementi strutturali e decorativi dell’impianto di derivazione cistercense. All’interno, nella prima cappella della navata sinistra, racchiusa in un altare in marmi policromi troneggia la copia dell’icona con l’immagine della Madonna del Pilerio, protettrice della città. 

la chiesa di San Domenico  La chiesa affaccia su Piazza Campanella, punto d’incontro tra la città vecchia, stretta sul pendio del Colle Pancrazio, e l’espansione moderna. Fondata nel 1448 con l’annesso monastero, è stata completamente ricostruita nel XVIII secolo, come stanno a testimoniare la volta a botte, la cupola e delle decorazioni in stucco. Della struttura originaria restano oggi la facciata, con un rosone in tufo di evidente stile gotico, e la zona presbiteriale 

Il Castello  Arroccato sul Colle Pancrazio da dove domina la città vecchia, il Castello – di fondazione normanna – fu ampliato e trasformato da Federico II prima e dagli angioini poi, che lo elessero a dimora reale. Ampiamente danneggiato, nel corso dei secoli, dai terremoti e da destinazioni d’uso improprie, è attualmente oggetto di un complesso e laborioso di intervento di recupero strutturale e funzionale

old calabria consiglia:

Antico Caffè Renzelli, Via Molinella, 15/B tel. 0984/27.005
Storico locale, aperto dal 1803. L’atmosfera che vi si respira è quella, piacevolissima e al tempo stesso raccolta e discreta, del salotto letterario
Calabria Bella, piazza Duomo, 20 tel. 0984/793531

Antica Salumeria Telesio Corso Telesio 31, 346/6710066

Lanificio Leo Corso Telesio- prodotti della più antica fabbrica tessile calabrese . 
Beat Music Club per un aperitivo in piazza Duomo

 

 

La Cosenza moderna, posta nel fondo valle, non insidia l’antica, che di là dal Busento occupa invece la collina. Si hanno due città, separate ed unite, ma entrambe vive in maniera diversa.
È una prova di come sia possibile far sorgere quartieri nuovi, e trasportare altrove il centro della vita attiva, senza distruggere l’antico.

G. Piovene
Viaggio in italia, 1957, p. 665

Dominata da un Castello e cinta da baluardi cinquecenteschi a difesa delle incursioni saracene, Crotone, città di fondazione achea, fu celebre per l’austero governo aristocratico di Pitagora, le leggendarie vittorie sportive dell’atleta Milone, la vittoria su Sibari e la lunga ospitalità offerta ad Annibale. I ricordi della Crotone greca si conservano nel Museo Archeologico.
Nel Duomo si venera la Madonna Nera di Capo Colonna, di gusto bizantino. In città, nel centro storico, si arroccano chiese, palazzi nobiliari e il Museo civico. 

il Castello
Costruito sul sito dell’acropoli greca per volere del vicerè Pedro de Toledo, è una poderosa struttura difensiva. Per la sua costruzione furono utilizzati materiali provenienti dai resti più antichi della città, tra cui quelli di un’antica fortezza normanna. Nel Castello è alloggiato il Museo Civico, ove è esposta una ricca collezione di stemmi in pietra, antiche ceramiche locali, maioliche settecentesche di scuola napoletana. 

il Duomo 
L’impianto originario risale all’XI secolo. Il tempio è stato integralmente ricostruito nel XVI secolo con materiali provenienti dal tempio di Hera Lacinia ed ampiamente rimaneggiato in quelli successivi, come testimonia la facciata di linee classicheggianti. Nella cappella a destra del presbiterio, ornata con fastosi decori ottocenteschi, si conserva la Madonna di Capo Colonna, una bellissima tavola quattrocentesca che la tradizione vuole portata dall’Oriente nei primi anni del Cristianesimo.

old calabria consiglia:

Ristorante Dattilo, Caterina Ceraudo, Contrada Dattilo, Strongoli, +39 962865613 
Gerardo Sacco Gioielleria Artistica, Via S. Paternostro
Tra i più noti artigiani orafi calabresi, famoso a livello internazionale per i gioielli ispirati alle antiche civiltà – greca, fenicia, romana – tutti realizzati con tecniche tradizionali.

 

 

Un tale torrido splendore, quando imbeve una terra della più austera semplicità, riconduce lo spirito a stati di primitiva soddisfazione e di altrettanto primitiva ricettività. Si delinea nella nostra fantasia una nuova visione delle cose umane, un suggestivo senso di benessere, in cui non trovano posto le sciocche difficoltà e i contrasti del nostro tempo. Liberarsi da questi legami, ritrovare l’affinità con un elementare e vigoroso archetipo, amante della terra e del sole… 

N. Douglas 
Vecchia Calabria, 1998, p. 483

Adagiato in una conca che si apre verso la piana di Sibari, Frascineto è un paese albanese che mantiene vive le tradizioni più antiche, dai balli ai costumi, e in cui sopravvivono rare testimonianze di architettura e pittura bizantine. Interessanti le cantine private, ove si può gustare il vino nuovo con formaggi e pane caldo.
Da visitare il Museo delle Bambole in costumi albanesi, istituito nel 1997.

old calabria consiglia:

Ristorante Scanderberg, Via Arcuri 13
Piatti tipici della cucina tradizionale albanese, conditi con particolari olii d’oliva aromatizzati.
Museo delle bambole e del costume arberëschë, Via della Montagna 
Il Museo del Costume di Frascineto rivaluta e diffonde la grandiosa manifestazione dell’identità albanese attraverso una ricca esposizione di costumi; esso si presenta diviso in due sezioni topologiche: gli albanesi nel Sud Italia e quelli in Albania, ed è caratterizzato dallo studio e dall’attenta analisi rivolta ad ogni minimo dettaglio relativo agli abiti ed ai costumi dell’etnia arbëreshë.
Contatti: museo@aquilareale.org  –  349/1073220

 

 

Era un vecchio desiderio vedere gli Albanesi in casa loro…ardevo di vedere gli abiti d’oro e di broccato, di sentire le cadenze melodiose d’un canto lento e soave che avevo indovinato e immaginato nel leggere alcuni canti albanesi…un popolo che canta così non può essere un popolo selvaggio e barbaro.

C. Pigorini Beri
In Calabria 1892

A circa 10 chilometri a sud dell’abitato è il promontorio di Capo Rizzuto, segnalato da un faro. Qui, su un isolotto che scruta un mare mirabile e sconfinato, sorgono Le Castella. È questo il nome di alcuni imponenti resti -ampiamente restaurati – di un castello aragonese, l’unico rimasto tra le tante fortificazione costruite nella baia. Della struttura originaria, ampiamente ricostruita nei primi decenni del XVI secolo e successivamente più volte rimaneggiata, resta solo la massiccia torre cilindrica. Il luogo è di grande suggestione: vi si respira come un’aria di confine e si ha quasi l’impressione di trovarsi in partibus Orientis. A Le Castella ebbe inizio la vita romanzesca di Giovan Dionigi Occhiali, detto Ucciali: famoso rinnegato, divenuto prima ammiraglio della flotta turca e poi pascià di Tripoli e Tunisi.A circa 10 chilometri a sud dell’abitato è il promontorio di Capo Rizzuto, segnalato da un faro. Qui, su un isolotto che scruta un mare mirabile e sconfinato, sorgono Le Castella. È questo il nome di alcuni imponenti resti -ampiamente restaurati – di un castello aragonese, l’unico rimasto tra le tante fortificazione costruite nella baia. Delle struttura originaria, ampiamente ricostruita nei primi decenni del XVI secolo e successivamente più volte rimaneggiata, resta solo la massiccia torre cilindrica. Il luogo è di grande suggestione: vi si respira come un’aria di confine e si ha quasi l’impressione di trovarsi in partibus Orientis. A Le Castella ebbe inizio la vita romanzesca di Giovan Dionigi Occhiali, detto Ucciali: famoso rinnegato, divenuto prima ammiraglio della flotta turca e poi pascià di Tripoli e Tunisi.

old calabria consiglia

Agriturismo I Casali di Cavallaro Contrada Cavallaro 88841 Isola di Capo Rizzuto +39 – 0962 – 791140

Area Marina Protetta di Capo Rizzuto Battello a visione sottomarinaVISITA DEI FONDALI DURATA 1 ORA CON SOSTA BAGNO

attraverso l’escursione di un’ora a bordo del battello a fondo trasparente è possibile sedersi comodamente sotto il livello del mare ad 1 mt di profondità ed ammirare la flora e la fauna dell’ Area Marina Protetta Capo Rizzuto, una delle più affascinanti riserve di tutto il Mediterraneo e la seconda in Europa per estensione. Sul mare si affaccia anche il Castello Aragonese, visibile durante l’ escursione e visibile all’ interno. A bordo sarete accolti dal comandante e da una guida specializzata.

https://www.riservamarinacaporizzuto.it/

tel./fax 0962.795960

 

 

La vista da questo promontorio è molto ampia. 
Ritornai alla barca, e ci tenemmo vicini alla riva fino a che non doppiammo altri tre capi. 
Al calare della notte ci affrettammo ad entrare in una piccola insenatura a sud-est di Capo Rizzuto…
feci una passeggiata al chiarore della luna lungo la spiaggia e trascorsi un’ora veramente piacevole. 

H. Swinburne
Viaggio in Calabria 1777-1778, 1996, pp. 109-110

A destra del fiume Lao e al confine tra Basilicata e Calabria si incontra Laino Borgo, quieto paesino le cui case sono graziosamente decorate da bei portali ottocenteschi in pietra scolpita. È celebre per la Giudaica, una sacra rappresentazione in costume, che si svolge il venerdì santo e a cui partecipa l’intero paese. A poca distanza, arroccato sulla cima di un monte, c’è l’antico Laino Castello. Completamente disabitato e in via di recupero ha il fascino di un paese rupestre. Spettacolare il panorama sulle valli circostanti. 

La Giudaica 

La Giudaica fa parte di quel complesso di rituali della Settimana Santa con cui si celebra il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile e si ricorda l’evento della passione e della morte di Cristo. E’ una manifestazione imponente, con oltre duecento figuranti, seguita dall’intero paese, che accompagna minuto per minuto la processione penitenziale.

 

old calabria consiglia:

Centro Canoa & Rafting, a cura del Canoa Club Lao Pollino, Contrada Petroso – tel. 0981/85.735 
Interessanti proposte di percorsi rafting e di torrentismo.

 

Qui, nella pianura, si allarga la fioritura ormai appassita del mostruoso aro, gloria botanica di queste regioni. Vederla in un pieno rigoglio, all’inizio di giugno, è uno spettacolo che merita il disturbo di un viaggio in Calabria.

N. Douglas
Vecchia Calabria,1998, p. 215

Il paese è costruito su scoscesi dirupi erbosi. Nel fondo dell’imbuto formato dal villaggio sorgono il bel santuario cinquecentesco di Santa Maria Assunta e un piccolo Museo civico. La sua celebrità, Longobucco la deve, però, al perpetuarsi di un’antica tradizione di tessitura a mano (i materiali sono il lino, la canapa, la seta e perfino la preziosa ginestra).

old calabria consiglia:

Antica Bottega del tessuto d’arte di Mario Celestino, Via Monaci 14
Arazzi, coperte, tappeti e tovagliato fanno bella mostra di sé in questo piccolo ma mitico laboratorio. Tutto viene tessuto sul tradizionale telaio orizzontale secondo i disegni antichi. Bellissime le tele di ginestra.
L’Arte della Tradizione, Via Nazionale
È una società cooperativa costituitasi nel 1995. È composta quasi esclusivamente da donne, tutte esperte tessitrici. Bellissimi i manufatti realizzati, in prevalenza coperte, tutte tessute manualmente con telai e metodi di lavorazione rigorosamente artigianali.
Pub Pizzeria di Domenico Stella, Via Cristoforo Colombo 73
Ambiente rustico e di gusto. Ottimi gli antipasti, tutti rigorosamente a base di prodotti locali.

 

 

Ovunque, in questa zona più silenziosa, si udiva il suono di acque correnti e ben presto mi resi conto che la posizione di Longobucco è assai migliore di quella prediletta dalle altre cittadine calabresi di collina… è appollaiata su di un’alta piattaforma protetta da ben tre fiumi che scorrono impetuosi sotto le sue mura…

N. Douglas, 
Vecchia Calabria, 1998, p. 302

Ampio e vivace centro albanese, in posizione panoramica su un colle, dal quale si gode un bel panorama sulla piana di Sibari. Le tradizioni, la lingua ed i costumi tipici della cultura albanese sono conservati gelosamente e mantengono ancora oggi una fortissima vitalità. Nella chiesa di San Nicola a Mira, cattedrale di rito greco, la domenica l’eparca officia una messa solenne in lingua albanese e greca. I mosaici e l’iconostasi che ornano il tempio sono moderni. Ne è autore Drobonicu, un pittore di icone che vive a Lungro. Le antiche miniere di sale, che costituirono un importante capitolo di storia politica e sociale calabrese, non sono più visitabili, anche se i macchinari e i lunghi cunicoli scavati nel salgemma paiono essere ancora abbastanza intatti, tanto da costituire un virtuale giacimento di archeologia industriale.

 

 

“a lungro vi sono delle saline che mi sono parse di scarso rilievo; gli abitanti della città invece sono interessanti. Formano una razza a parte, sono albanese e seguono il rito greco….i costumi, la lingua, le usanze, tutto è diverso dagli usi del popolo calabrese. Queste differenze, così fortemente spiccate e così a lungo conservate in una nazione soggetta ad un unico governo, provano che sono le abitudini domestiche, più delle istituzioni, a dare agli uomini il loro carattere. questi mi sembrano più dolci, più tranquilli degli italiani; la loro fisionomia manifesta calma e bontà.”

a. de custine
lettere della calabria, 1983

Macchia è il fulcro delle comunità albanesi in Calabria. Ci si arriva da San Demetrio Corone percorrendo una bella e antica strada di montagna, stretta e tortuosa. Il borgo è davvero piccolissimo e sembra come sospeso nell’aria, tanto è il silenzio, diremmo d’altri tempi, che vi regna. Poche ed aggraziate le case, tutte in pietra. Da visitare quella dove visse Gerolamo De Rada, poeta e padre spirituale degli albanesi di Calabria, una singolare figura di aedo, di profeta e di erudito.

 

old calabria consiglia:

Centro Internazionale di Studi Deradiani, Corso Girolamo De Rada

 

un gruppo di case malridotte, ma pittoresche, posto su una lingua di terra che termina con una cappelletta dedicata a Sant’Elia, l’antico dio del sole, Helios, amante di picchi e promontori; i coloni albanesi portarono con sé dalla patria questo santo, nella sua versione cristiana, cosi come, secoli prima, egli aveva accompagnato i bizantini nello stesso viaggio e, ancora quindici secoli prima, i greci.

N. Douglas,
Vecchia Calabria, 1998, p. 283

Nel paese, la cui regolarissima struttura urbana ispirò Cornelis Escher per una delle sue visionarie architetture, si visitano la quattrocentesca e rara chiesa di San Bernardino, con il chiostro, la grandiosa e barocca Collegiata della Maddalena, l’imponente fortezza svevo-normanna e, là accanto, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, ove si conservano quattro statue di Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo. Merita una visita il Museo dell’Agricoltura e della Pastorizia. 

Museo di Storia dell’Agricoltura e della Pastorizia
Temporaneamente collocato in un’ala dell’edificio delle locali Scuole Elementari, è un museo di storia della cultura materiale nato a metà degli anni Ottanta dall’ampliamento della mostra Contadini e pastori a Morano tra passato e presente. E’ articolato in nove sezioni. Un posto preminente occupano quelle che illustrano le basi materiali della civiltà agro-pastorale del territorio di Morano: il territorio e il paesaggio urbano, le acque e la loro utilizzazione; l’abitato. Di particolare interesse anche la sesta sezione, che illustra, attraverso i numerosi attrezzi e le schede esplicative che li accompagnano, la tecnologia rurale e la sua evoluzione.
Interessante la qualità e la quantità dei materiali raccolti, come pure l’intelligente disposizione, dovuta al fondatore, Francesco Mainieri, appassionato studioso del paesaggio e delle tradizioni.

la chiesa di San Bernardino
La chiesa, proprio all’ingresso del paese, rarissimo esempi di architettura quattrocentesca in Calabria, è stata ampiamente rimaneggiata nel XVII secolo. È preceduta da un bellissimo portico a quattro arcate, con resti di affreschi sulle pareti interne.

la Collegiata della Maddalena
Di probabile fondazione angioina, la Collegiata è stata ricostruita nella prima metà del XVI secolo e completamente rifatta in stile barocco nella metà del Settecento. Bellissime le decorazioni in maioliche policrome della cupola. All’interno, un bellissimo coro ligneo, databile al 1792, con stalli intagliati e intarsiati.

Centro Studi Naturalistici Il Nibbio
Il Centro espone al pubblico un notevole numero di specie faunistiche, collocate tutte in grandi diorami che rappresentano alcuni tra gli ambienti più significativi del Pollino e della Calabria. Il diorama riproduce in scala reale, mediante accurate ricostruzioni, porzioni di ambiente naturale – con tutti gli elementi che lo caratterizzano – ove vengono collocati gli animali.
Il Centro è in Vico Annunziata 11, in prossimità del Castello Normanno.

old calabria consiglia:

Hotel Ristorante Villa San Domenico, Via Sotto gli Olmi 15 – tel. 0981/30.588 fax 0981/30.409.
Piccolo albergo di charme, in pieno centro, in un antico palazzo ristrutturato. Venti le stanze disponibili. Da assaggiare il tortino di alici, il fagotto di gamberoni e il filetto alle erbe aromatiche.
La Cantina di Samuele Minervino, Piazza Croce 21 Tel. 0981 31034
Agriturismo – La Locanda del Parco Contrada Mazzicanino, 12 – 87016 Morano Tel. e fax 0981/31.304 e.mail: locandadelparco@libero.it
Società Cooperativa S.I.L.V.A., servizi per il turismo, tel. 0981/489.687 fax 0981/489.687.

 

 

Giungendovi da Castrovillari, il suo apparire fa colpo. 
Le case bianche precipitano come una cascata lungo il fianco di una collina a cono, che domina il paesaggio, mentre sulla cima si erge l’immancabile castello, dalle cui finestre spaccate si scorge il cielo azzurro. 
Ma all’interno la città non conserva la medesima imponenza: almeno fin dove io ho potuto esplorarla, è un labirinto di viuzze buie, tortuose…..

N. Douglas
Vecchia Calabria, 1998, p. 193

Collocato ai piedi della Sila, il piccolo centro storico, ordinato e ben curato, è ricco di bei palazzi rimessi in buono stato e belle chiese: la Chiesa Madre Santa Maria della Neve e la Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Da visitare il Museo Civico (Palazzo Zagarese) e il Centro per l’Arte Contemporanea (Palazzo Vicari). L’accoglienza è gradevole. 

Rende, Museo Civico
Ospitato nei bellissimi locali del seicentesco Palazzo Zagarese (una delle più potenti famiglie del cosentino), il museo, istituito nel 1980, comprende due sezioni: la sezione folklorica, intitolata a Raffaele Lombardi Satriani, e la pinacoteca, intitolata ad Achille Capizzano, apprezzato pittore locale.
La prima documenta la cultura subalterna della Calabria centro-settentrionale ed è costituita da circa 3000 pezzi, disposti in nove sale, ciascuna delle quali ad una tema specifico della cultura materiale: il concetto di folklore; l’architettura popolare: la casa contadina; l’alimentazione; le attività domestiche: filatura, tessitura e ricamo; le attività produttive: l’agricoltura e pastorizia; l’artigianato, la ceramica, l’oreficeria; le minoranze etniche: gli italo-albanesi; i costumi popolari; i calabresi in Canada. La pinacoteca ospita una collezione composta da due diversi nuclei di dipinti: il primo comprende opere di artisti che hanno svolto la loro attività nel Mezzogiorno d’Italia tra il XV e il XIX secolo (tra gli altri, si segnalano Mattia Preti e Francesco Solimena); il secondo documenta l’arte italiana del Novecento con opere e studi di Balla, Carrà, De Chirico, Greco, Guttuso, Levi, Sironi e Viani.

Museo del Presente

Via Caduti di Nassirya, 252, 87036 Rende 0984/ 828 4233 

old calabria consiglia:

Ristorante Ferrocinto

345 948 9807          Via V. Alfieri, 58, 87036 Quattromiglia

 

 

…la strada segue per quaranta chilometri il corso del Crati, il maggior fiume calabrese. In certi luoghi se ne allontana per varcare speroni di montagne … ma in generale è quasi piana … Immense macchie totalmente deserte coprono la larga valle, macchie dove predominano l’ontano, la betulla, la sabinia e la canna palustre; ove dappertutto, come nelle jangade brasiliane, l’acqua c’è o corrente, o stagnante, o visibile, o nascosta … 

V. Bertarelli
Diario di un cicloturista di fine Ottocento (1898), 1989

Sorge sulle pendici della Sila Piccola ed è un centro agricolo e commerciale. Di fondazione romana, fu poi un dei “casali” di Cosenza e patria di prelati e patrioti; si specializzò nell’intaglio del legno e nell’arte degli scalpellini. Belli e da visitare sono la chiesa di San Giorgio ed il piccolo Museo di arte sacra. 

Rogliano, Museo di Arte Sacra San Giuseppe
Il museo è stato istituito nel 1997 per volontà congiunta del Comune di Rogliano, dell’Arcidiocesi di Cosenza e della Soprintendenza ai Beni A.A.A.S. della Calabria. Ha sede nella ex chiesa di Santa Maria Maggiore in Santo Spirito, comunemente detta di San Giuseppe, una maestosa struttura a croce greca di fondazione settecentesca. Vi sono esposte numerose sculture lignee, testimonianza dell’arte dell’intaglio del legno e della pietra affermatasi a Rogliano nel XVII secolo e che ha caratterizzato, con i propri elementi stilistici, tutta l’opera e il gusto dei secoli successivi. Vi sono altresì esposte alcune pregiate tele della prima metà del XVII secolo e una ragguardevole collezione di argenterie – reliquari, calici, balaustre, croci, incensieri, pianete, ecc., realizzate da importanti maestri napoletani.

old calabria consiglia:

Hotel Ristorante Ambrogio, Discesa Pietro Clausi 12 – tel. 0984/98.30.12 fax 0984/98.30.53
Club degli Amici di Rogliano Responsabile Dr. Francesco Piro, tel. 0984/961.02
Via Antonio Guarasci,184

 

 

Sì, la montagna, nonostante la regione sia nota più per gli ottocento e oltre chilometri di costa, è l’anima della Calabria. 

P. Sergi
Mie Calabrie, 1993, p. 12

Uno dei principali centri bizantini della Calabria. Si visitano la piccola chiesa della Panaghia, del XII secolo, e la chiesa di San Marco, del X secolo, con tracce di ieratici affreschi. Nella Cattedrale si venera un’immagine della Madonna Acheropita, e cioè “non dipinta da mano umana” bensì angelica, affresco bizantino dei secoli VIII-IX. Il gioiello di Rossano, custodito nel Museo diocesano, è il codex purpureus rossanenisis, un evangelario eseguito in Palestina, splendidamente miniato e con le lettere di colore argento. Alla chiesa di Santa Maria del Pàtire (e cioè del Padre) – vera apoteosi della spiritualità monastica orientale – si arriva attraversando oliveti e lecceti, e con vista su emozionanti squarci panoramici. 

Museo diocesano di arte sacra
Il museo è ospitato in alcuni locali dedicati del Palazzo Arcivescovile. Raccoglie opere d’arte sacra provenienti, in massima parte, dalla Cattedrale e dal Tesoro Arcivescovile. Di particolare interesse il Codex Purpureus Rossanensis, uno straordinario evangelario greco di 188 fogli di pergamena trascritto e miniato tra il V e il VI secolo a Cesarea in Palestina, e un’icona quattrocentesca detta della “Nuova Odigitria”, proveniente dal Pathirion.

la Cattedrale
Di evidente impianto gotico-angioino, la cattedrale sorge sull’area dell’antico oratorio dove il monaco Efrem, secondo la tradizione, venerava l’immagine della Madonna Acheropita. Nel 1330 venne ampliata e ridotta alla forma che attualmente conserva da Roberto d’Angiò. Fino al 1460 ha ospitato il rito greco. L’interno, sottoposto a numerosi rifacimenti, è riccamente arredato. Bellissimo il soffitto ligneo a cassettoni della navata centrale. Di grandissima bellezza, infine, l’icona della Vergine Acheropita (V-VI secolo), ovvero “non dipinta da mano umana”, che la tradizione vuole apparsa per miracolo sul muro della chiesa in costruzione.

la Panaghia
È una piccola costruzione che si raggiunge scendendo per il dedalo di stradine alla spalle della cattedrale. Belli l’abside semicircolare dalla tipica decorazione in conto e, all’interno, il preziosissimo affresco raffigurante San Giovanni Crisostomo che regge un cartiglio su cui è riportato un lungo brano in greco della sua liturgia.

la chiesa di San Marco Evangelista
È una delle costruzioni bizantine più interessanti di tutta la Calabria. Bellissimo l’interno, preceduto da un ampio vestibolo, con alcuni resti della originaria decorazione parietale. Spettacolare la vista sulla gola del torrente Celati che si gode dalla terrazza.

la chiesa di Santa Maria del Pàtire
Dalla statale interna per Corigliano, salendo una strada tortuosa ma bellissima, che attraversa uliveti e ampi boschi di ulivi e faggi, si giunge ai resti è assai suggestivi è di quello che fu uno dei più importanti complessi monastici basiliani, centro di grande spiritualità e cultura. La chiesa, in cui l’influenza normanna è evidente, è invece abbastanza ben conservata. Bellissimo il pavimento, con mosaici coevi di gusto arabo, raffiguranti animali reali e mitologici.

old calabria consiglia:

Amarelli Fabbrica di Liquirizia, Strada Statale 106 Contrada Amarelli
Da più di 250 anni, la famiglia Amarelli lavora nella sua tenuta le radici di questa pianta benefica, producendo liquirizia di altissima qualità. Da visitare il Museo attiguo allo stabilimento ed il punto vendita , con un accattivante repertorio di prodotti.
Masseria Torre di Albidona, Contrada Piano della Torre, Trebisacce, tel.e fax 0981/50.79.44
Cucina e vino di ottima qualità. È possibile pernottare.
Cooperativa Neilos, servizi per il turismo, Piazza Duomo, 25 – tel.e fax 0983/52.52.63
e.mail: neilos@mediterranea-net.it

 

 

A Rossano si arriva attraversando una pianura deliziosa …si eleva ad anfiteatro su una collina dominata da un bel castello, che sembra difendere tutti i tesori che sovrasta. Si vedono ovunque piantagioni d’aranci, di limoni, di cedri, le cui cime arrotondate, differenti nelle forme e nelle sfumature, offrono l’immagine reale del giardino delle Esperidi.

Duret de Tavel
Lettere dalla Calabria,
1996, p. 115 

Questo quieto villaggio lucano, è una sosta ideale per il viaggiatore in visita al Parco del Pollino. Le facciate delle case antiche sono curate o si avviano ad esserlo, la piazza principale è ordinata e accogliente, l’aria purissima ed il cibo invitante. Romantici ruderi di un castello.

old calabria consiglia:

Ristorante Da Peppe, Corso Garibaldi 13, tel.: 0973/66.12.51; www.labellarotonda.it. Chiusura: lunedì sera e mercoledì sera. Prezzo 28 euro. Titolare: Peppe (Giuseppe) De Marco, anche in cucina.
Ristorante a conduzione familiare, alloggiato in una vecchia casa ristrutturata e arredata con gusto. L’ambiente è molto curato ed il menu ricchissimo. Saporitissimi i formaggi e la ricotta calda, come pure gli antipasti, le minestre e le salse con le erbe del Pollino. Ottimi il semifreddo mandorlato con salsa di cioccolato e la mousse al limoncello con puré di pere.

 

 

La situazione di Rotonda è delle più pittoresche e ridenti; essa è ben definita dal suo nome, giacchè occupa un’isolata montagna, tutto all’intorno della quale, in anfiteatro disposte, fino alla cima, le sue abitazioni si allogano. La piazza che la consolare attraversa ha l’aspetto d’una deliziosa terrazza.

M. Tenore
Viaggio in alcuni luoghi della Basilicata e della Calabria Citeriore, 1826

San Demetrio è un importante centro degli albanesi di Calabria, ancora oggi sede di un Collegio italo-albanese di antica e grandissima tradizione. Bellissima l’Abbazia di Sant’Adriano, del X secolo, una vera e propria antologia dell’arte sacra calabrese, in cui gli elementi superstiti dell’originario impianto bizantino-basiliano dialogano con ampi e ricchi decori settecenteschi. Di particolare interesse la chiesa, ove sono ancora visibili tracce di affreschi di gusto bizantino databili alla fine del XII secolo.

 

 

… io adoro questi albanesi.
Gli uomini sono più allegri dei calabresi e le donne più aperte a fiduciose.
Ti accolgono senza sospetto e senza cerimonie, come se ti conoscessero da sempre.

N. Douglas
Vecchia Calabria, 1998,
pp. 278-279

Luogo trasognato e antico, immobile e fermo nel tempo: uno di quei tableaux vivants che il sud ancora sa offrire. Da San Lorenzo partono escursioni nel Parco del Pollino.

 

 

Fui contento di scendere nuovamente, per raggiungere l’Altipiano del Pollino, una
prateria di tipo alpino, con un laghetto …. rallegrato da insoliti e splendidi fiori, 
a 1780 metri sul livello del mare. Nessuno che visiti queste regioni deve rinunciare alla
visione di questo spazio rinchiuso dalle cime dei monti, anche se esso si trova un po’ fuori
dai percorsi consueti.
 

N. Douglas
Vecchia Calabria, 1998,
pp.217-218

Vivacissimo e ripido paese, dominato dal ricordo del profetico coelicola (abitante dei cieli) Gioacchino da Fiore (XII secolo), che qui fondò il suo archicenobio, acquisendo fama e venerazione immense. Da visitare l’antica ma rimaneggiata Badia Florense, che coniuga monofore cistercensi con cori lignei seicenteschi, e, attiguo all’Abbazia, il Museo demo-antropologico della civiltà contadina.

l’abbazia florense
Sorge nella parte bassa dell’abitato, quella più antica e meglio conservata. Fondata nel 1189 dall’Abate Gioacchino, è stata ampiamente rimaneggiata nel XVI secolo, al punto che oggi è assai difficile ricostruirne l’impianto originario. E’ comunque possibile immaginare, osservandone la planimetria, l’importanza che nel corso della costruzione dovette essere attribuita alla luce e alla sua irradiazione. Assai austero l’interno, in cui è evidente l’influsso della severa regola dell’ordine.

il museo demologico
Il museo è stato istituito nel 1984. È alloggiato in alcuni ambienti alle spalle del complesso abbaziale. Espone una ricchissima collezione di oggetti ed attrezzi tradizionali del mondo contadino e numerosi documenti sulla storia della Sila. Nel museo è conservato l’archivio di Saverio Manna, costituito da oltre duecento fotografie sulla vita delle classi popolari, eseguite in Sila e a Isola Capo Rizzuto dal 1914 al 1946. I panorami delle campagne, le immagini della trabbiatura, della raccolta delle patate, del trasporto dei tronchi, ecc. offrono un interessante spaccato del mondo del lavoro calabrese e silano in particolare.

Per visite guidate, anche in inglese, Dott.ssa Antonia Prosperati  347/78.17.398

old calabria consiglia:

Hyle Antonio Biafora Località Torre Garga, Strada Statale 107 Silana Crotonese, 87055 San Giovanni in Fiore CS

0984/970722

La taverna del Gioachimita, Via Archi 11, 347/ 192 6737

Il ristoro del brigante, Via Monastero 3  328/ 599 7098

Cascina di Fiore, Via delle rose 0984 /971133

Gioielleria Artistica Spadafora, Via Roma 3 – tel.0984/993.968 – 0984/990.883.
Tra i più noti artisti artigiani orafi calabresi, famoso a livello internazionale per i gioielli ispirati alle antiche civiltà – greca, fenicia, romana – tutti realizzati con tecniche tradizionali.

 

 

Non ci vuol molto per scoprire che, a San Giovanni, l’oggetto di maggior interesse
è costituito dalle donne…
Le loro grazie naturali sono messe in rilievo dagli elaborati
ornamenti di finissimo gusto e dalle graziose acconciature con due riccioli pendenti davanti
alle orecchie, di effetto irresistibilmente seducente. I lineamenti sono regolari, gli occhi neri
o blu genziana cupo, la carnagione pallida, il portamento aggraziato e improntato a una rara distinzione.
 

N. Douglas
Vecchia Calabria, 1998,
pp. 310-311

Nella zona dello storico marchesato di Crotone, il paese, antichissima residenza episcopale, appare come appollaiato su un’erta rupe e orgogliosa delle sue origini bizantine e normanne: un antico quartiere porta ancora il nome di La Grecìa. All’ingresso dell’abitato sorge la chiesetta bizantina di Santa Filomena, di foggia armena; sulla monumentale ed armoniosa piazza, ariosa e soleggiata, si affacciano la Cattedrale (XIII secolo) con pregevoli opere, il più antico Battistero, dove quattro antiche colonne di granito e un fonte purpureo danno un’infinita suggestione allo spoglio edificio, ed infine il Castello, impressionante per mole, e voluto, forse, da Roberto il Guiscardo. Frammenti bizantini sono sparsi nell’abitato.

old calabria consiglia:

Azienda Agrituristica Le Puzelle, Contrada Puzelle, S.S. 107 bis
Alloggiata in un antico casale ristrutturato e arredato con gusto. Buona la cucina. Gradevolissimo spazio all’aperto con piscina.
Proloco di Santa Severina “Siberene”,  tel. +393281037782
Via N. D’alfonso, 1.

Cooperativa Aristippo Touring Service, 0962/51069, 3394041632

Paese albanese della Sila greca, le cui origini si fanno risalire all’incirca all’896. Conserva lingua e tradizioni della sua antica origine. Di particolare interesse la chiesa madre, dedicata a Sant’Attanasio.
Eretta nel 1742 a cura di maestranze locali, è stata ampiamente rimaneggiata nella seconda metà del XX secolo. L’interno è stato decorato alla maniera bizantina tra il 1977 e il 1982.

 

 

Finalmente dopo tante peripezie io potei vedere l’abito albanese tessuto d’oro e di seta: era un 
fulgore. Potei entrare nei loro segreti, sentire le immaginose espressioni dei loro affetti, i mesti
e lugubri lamenti pei loro morti e i loro lontani.
 

C. Pigorini – Beri
In Calabria, Torino, 1892

Nella vasta piana bonificata attraversata dal fiume Crati, sorge l’antica Sybaris, fondata dagli Achei nell’VIII secolo a.C., distrutta dai Crotoniati nel VI secolo, risorta con nome di Thoùroi, su “disegno” di Ippodamo da Mileto ed infine romanizzata col nome di Copia. Quasi nulla rimane della Sybaris greca, se non il mito amabile dei suoi costumi raffinati e dei suoi gusti sofisticati. Sulla Sybaris greca François Lenormant, archeologo e scrittore ottocentesco, ha scritto pagine ispirate e nostalgiche che quasi ci compensano per la totale scomparsa della città antica. L’occhio del viaggiatore deve dar fondo qui ai suoi poteri visionari, immaginando quel che non c’è più o ricostruendolo dal poco che ne è rimasto.
La Sibari successiva ha lasciato maggiori vestigia. Si visitano il Parco Archeologico, stupefacente per l’ampiezza e la grandiosità delle piante degli edifici scomparsi, e il Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide, inaugurato nel 1996. Nei dintorni, si vedono i laghi di Sibari, una bella laguna costiera trasformata in darsena per imbarcazioni da diporto.

Museo archeologico nazionale della Sibaritide www.parcosibari.it

S’immagini un piano tutto verde che finisce al mare: di qua e di là
due catene di montagne, verdi alla base, grigie di rocce a mezzo, bianche
di nevi sulle più alte vette, i due fianchi picchiettati di paesi e
cittadine solitarie; il iano sbocca al mare… è un mare di un azzurro
intenso,d’acciaio temperato…. è una vastità, incommensurabile,
una sinfonia di colori e di linee.
 

L. V. Bertarelli
Diario di un cicloturista di fine ottocento,1993

Vivace paese silano, splendidamente affacciato sulla conca di Cosenza, nell’Alta Valle del Crati. Nelle sue belle chiese – San Biagio, San Pietro e San Francesco di Paola – trionfano i magnifici legni intagliati, intarsiati e dorati della tradizione calabrese.

 

 

Un grosso errore del passato fu quello di vedere nella Calabria quasi una zona di
transito per la Sicilia, anziché una regione su cui soffermarci per la sua varia 
e speciale bellezza. Ma per accorgersi dell’errore basta salire nella Sila. Questa catena
di montagne, campata nel centro della regione, … è unica non soltanto in tutto
il Mezzogiorno italiano, ma in tutto il Mezzogiorno mediterraneo … quello che resta
dei boschi silani, poco per l’economista, abbastanza per il turista, supera certo di
splendore i boschi svizzeri o trentini.

P. Orioli,
In viaggio, 1996, pp.24-25

Situato in una bella cornice di montagne boscose, questo piccolo paese, abitato da albanesi, ha un indubbio decoro e mostra un visibile impegno a migliorare il suo look. Le due chiese, entrambe dedicate a Santa Maria di Costantinopoli, sono l’una di rito latino, l’altra di rito greco. Da visitare il piccolo Museo Etnico.

old calabria consiglia

Oleificio Librandi Via Marina 23 0983/84068 oliolibrandi.it

 

Questi paesi non italiani risalgono ai secoli che seguirono la morte di Scanderbeg,
quando il Grande Signore consolidava il suo potere. I profughi giungevano a decine d’oltremare
e venivano loro concessi vasti tratti di terra incolta dove potessero sistemarsi;
alcuni tratti furono questi sul versante della Sila, che ne trasse il nome di “greca”, poiché
la gente del posto confuse questi stranieri con i bizantini…
 

N. Douglas
Vecchia Calabria, 1998, p.264

Luogo di grandi attrattive naturalistiche. Si visitano sterminate grotte fluviali, cave di alabastro e una sorgiva di acqua sulfurea. Bei panorami.

 

old calabria consiglia:

Gruppo Speleologico Le Grave, servizi per il turismo, Via Regina Margherita, 52 – 
Tel. 0962/76.30.93 – 0962/76.33.14 – 0962/76.30.58.

 

proviamo quella grata sensazione che non va mai disgiunta dal compimento di una faticosa impresa …
la purità dell’aria, il baglior della luce, non mancano di elevar lo spirito alle più
sublimi considerazioni.


M. Tenore
Viaggio in alcuni luoghi della Basilicata e della Calabria Citeriore, 1826

Appartato paesino lucano, è una buona base di partenza per l’escursione al Santuario della Madonna del Pollino. Situato su uno sperone di roccia, gode di vasti e ripidi panorami di valli e monti. Nei dintorni del paese vi sono grotte eremitiche e piccole cappelle rupestri.

Santuario della Madonna del Pollino
La strada che conduce al Santuario si snoda attraverso boschi e paesaggi di una straordinaria bellezza. Si compone di edifici di diversa epoca, tutti concentrati attorno alla chiesa, costruita nel XVIII secolo, ed ampiamente alterata in anni recenti, nel luogo in cui, secondo la tradizione, la Madonna apparve ad un giovane pastore. Stupefacente l’acero monumentale piantato di fronte alla chiesa.

old calabria consiglia:

Hotel Ristorante La Locanda di San Francesco, Via San Francesco 4
Alloggiato in un antico palazzetto restaurato di recente, dispone di venti camere, molte delle quali con bellissima vista panoramica sulla vallata.

 

 

Il tempio solitario sta appollaiato, come un nido d’aquila, sull’orlo di una rupe a piombo … 
il panorama verso l’interno della regione è splendido specie verso sera, quando la violenta luce solare
si attenua…

N. Douglas
Vecchia Calabria, 1998, p. 226

Che cosa ritroverà, della Calabria di Douglas, il viaggiatore che parte alla volta del Parco Oldcalabria? Ritroverà molte delle cose già viste e descritte da lui. Ritroverà soprattutto il paesaggio maestoso e intatto del Pollino, i boschi e i sentieri della Sila e la gorgogliante onnipresenza delle acque, gli scoscesi precipizi e le gole, l’ospitalità semplice e cordiale dei montanari meridionali e il silenzio profondo delle radure erbose. Ritroverà il profilo immobile di paesi arroccati, l’imponenza di castelli diruti o integri, le vaste chiese ingenue e sontuose, le tracce delle grandi tradizioni artigiane della pietra, del legno e del ricamo, i pazienti intrecci dei pastori, un ritmo pacato della vita, un’aura agreste che pare aleggiare anche in città popolose come Cosenza e Crotone. Ritroverà intatti i dialetti, le devozioni, le processioni, le fisionomie austere, le tradizioni albanesi custodite come un’eredità preziosa. In queste pagine, guidati dalla lettura del gran libro di Douglas, presentiamo, una per una, le località comprese nel Parco. Per ciascuna di esse, abbiamo preparato una brevissima nota descrittiva, corredata dall’indicazione delle risorse di maggiore interesse ed attrattività e di alcuni consigli utili, che ci auguriamo possano essere d’aiuto al viaggiatore nel suo percorso alla scoperta di Old Calabria e delle sue diverse “anime”.