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giovanni barracco patriota e collezionista

MADDALENA CIMA, direttrice del Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco di Roma e MARTA PETRUSEWICZ, Università della Calabria, presentano il catalogo della mostra, Roma ..2010

Dal latifondo calabrese attraverso la formazione della nazione alla collezione dei frammenti d’arte
Barracco era una figura complessa: un uomo politico, deputato e senatore del Regno fin dalla nascita dell’Italia unita; poeta e scrittore; archeologo e collezionista di sculture antiche; studioso di sanscrito e di geroglifici egizi come della metrica di Carducci; un esteta raffinato che adorava la perfezione e venerava la forma; un alpinista da alta società, scalatore del Monte Bianco, del Monte Rosa e del Monviso, e co-fondatore, con Quintino Sella, del Club Alpino Italiano; un amico della regina Margherita, della diva Eleonora Duse e del mitico connaisseur d’arte Giovanni Morelli. 
L’uomo politico alla Camera, fu di certo una presenza notevole. Tra i collegi di Crotone, Catanzaro, Spezzano Grande e Santa Maria Capua Vetere, egli fu eletto, per la Destra storica, in tutte le successive legislature tra il 1861 e il 1886, data del suo ingresso al Senato, tranne la XIII, quando nel 1876, alle elezioni fu vittoriosa la Sinistra. Fu il Senato che Barracco sentì il luogo proprio, fu relatore di alcune leggi importanti: sui provvedimenti per i terremotati della Calabria e la Sicilia nel 1908; sulla tutela dei monumenti antichi di Roma nel 1888; sulla Tripolitania e la Cirenaica nel 1913; sul trattato di Losanna riguardo a Libia nel 1912. Da anziano, Barracco divenne una specie di memoria vivente del Senato, in qualche modo il suo portavoce solenne: nel 1911, quando si festeggiava a Roma il cinquantenario dell’Unità con l’inaugurazione della Mole Vittoriana, egli fu l’unico superstite della Commissione che proclamò Vittorio Emanuele re d’Italia; nel maggio 1898, nel cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione del Parlamento Subalpino, fu lui a stendere e leggere nell’Aula Senatoria di Palazzo Madama l’Indirizzo rivolto al Re Umberto che evocava “i lieti giorni del nostro riscatto”; e fu ancora lui a leggere in nome del Senato, il 6 agosto 1900, l’Indirizzo alla “Sconsolata Regina!”, dopo l’assassinio del Re Umberto.. (Petrusewicz, dal catalogo della mostra “Giovanni Barracco, patriota e collezionista”, Roma, 2010) 

MADDALENA CIMA, direttrice del Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco di Roma e MARTA PETRUSEWICZ, Università della Calabria, presentano il catalogo della mostra, Roma ..2010

Dal latifondo calabrese attraverso la formazione della nazione alla collezione dei frammenti d’arte
Barracco era una figura complessa: un uomo politico, deputato e senatore del Regno fin dalla nascita dell’Italia unita; poeta e scrittore; archeologo e collezionista di sculture antiche; studioso di sanscrito e di geroglifici egizi come della metrica di Carducci; un esteta raffinato che adorava la perfezione e venerava la forma; un alpinista da alta società, scalatore del Monte Bianco, del Monte Rosa e del Monviso, e co-fondatore, con Quintino Sella, del Club Alpino Italiano; un amico della regina Margherita, della diva Eleonora Duse e del mitico connaisseur d’arte Giovanni Morelli. 
L’uomo politico alla Camera, fu di certo una presenza notevole. Tra i collegi di Crotone, Catanzaro, Spezzano Grande e Santa Maria Capua Vetere, egli fu eletto, per la Destra storica, in tutte le successive legislature tra il 1861 e il 1886, data del suo ingresso al Senato, tranne la XIII, quando nel 1876, alle elezioni fu vittoriosa la Sinistra. Fu il Senato che Barracco sentì il luogo proprio, fu relatore di alcune leggi importanti: sui provvedimenti per i terremotati della Calabria e la Sicilia nel 1908; sulla tutela dei monumenti antichi di Roma nel 1888; sulla Tripolitania e la Cirenaica nel 1913; sul trattato di Losanna riguardo a Libia nel 1912. Da anziano, Barracco divenne una specie di memoria vivente del Senato, in qualche modo il suo portavoce solenne: nel 1911, quando si festeggiava a Roma il cinquantenario dell’Unità con l’inaugurazione della Mole Vittoriana, egli fu l’unico superstite della Commissione che proclamò Vittorio Emanuele re d’Italia; nel maggio 1898, nel cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione del Parlamento Subalpino, fu lui a stendere e leggere nell’Aula Senatoria di Palazzo Madama l’Indirizzo rivolto al Re Umberto che evocava “i lieti giorni del nostro riscatto”; e fu ancora lui a leggere in nome del Senato, il 6 agosto 1900, l’Indirizzo alla “Sconsolata Regina!”, dopo l’assassinio del Re Umberto.. (Petrusewicz, dal catalogo della mostra “Giovanni Barracco, patriota e collezionista”, Roma, 2010)